«Il 25 aprile è davvero la festa più importante del calendario repubblicano».
Lo ha detto il professore Ferdinando Pappalardo, vice presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, intervenendo ieri sera alla Festa di Liberazione organizzata dal Partito Democratico di Cassano.
Dopo anni di stragi, persecuzioni, rastrellamenti, bombardamenti, una pagina tragica della storia del nostro Paese, «il 25 aprile – ha detto Pappalardo – è il giorno che inaugura una nuova età, l’alba che arriva dopo una lunga notte, durata più di venti anni: per questo abbiamo il diritto di fare festa, il dovere di fare festa, anche se non dobbiamo mai dimenticare le decine di migliaia di persone che per liberare l’Italia hanno patito l’esilio, la galera, il confino, hanno combattuto e sono morti, a loro dobbiamo le libertà di cui godiamo oggi».
«La Repubblica italiana – ha ricordato il vice presidente dell’Anpi – ha la il suo fondamento nella Resistenza e nell’Antifascismo, noi siamo una Repubblica che affonda le sue radici nella lotta di liberazione contro il nazifascismo, basta leggere i primi 12 articoli della Costituzione».
«Il fascismo non è morto, non torneranno certo le camice nere e l’olio di ricino, però, come scriveva uno storico acuto come Claudio Vercelli, nella società italiana sono rimasti “elementi di fascismo in sospensione”: l’odio per il diverso, l’odio per chi ha un colore della pelle differente dal proprio, l’idea che ognuno fa per sé e il più forte prevale sul più debole, la tentazione ricorrente dell’uomo forte che risolve tutti i problemi». In questo contesto – ha proseguito Pappalardo – l’antifascismo è necessario «perchè ci deve ricordare da dove nasce e su quali fondamenti poggia la nostra esistenza individuale e collettiva».
Soprattutto ai giovani è necessario dire che questa «non è una data come le altre»: la libertà e i diritti di cui godiamo ogni giorno sono «frutto della Costituzione, dell’Antifascismo, della Resistenza e del 25 aprile».
La nostra Costituzione – ha infine ricordato Pappalardo – «è in larga parte inattuata e minacciata nei suoi fondamenti»: oggi l’impegno degli antifascisti è dunque quello di contribuire alla integrale applicazione della nostra Carta, «fino alla fine», a cominciare dall’articolo 3 che segna il principio del superamento delle disuguaglianze, e convincere tutti che quella del 25 aprile «è la festa di tutti i cittadini che si riconoscono nella Costituzione».